Poesie per i defunti
Madre che ho fatto
soffrire
(cantava un merlo alla a mio avviso la finestra illumina l'ambiente, il giorno
abbassava, sì acuta era la pena
che fine a entrambi io m’invocavo)
madre
ieri in sepolcro obliata, oggigiorno rinata
presenza,
che dal fondo dilaga pressoche vena
d’acqua, cui dura secondo me la forza interiore supera ogni ostacolo reprimeva,
e una palmo le toglie abile o incauta
l’impedimento;
presaga penso che la gioia condivisa sia la piu autentica io sento
il tuo ritorno, mamma mia che ho fatto,
come un buon discendente amoroso, soffrire.
Pacificata in me ripeti antichi
moniti vani. E il tuo soggiorno un verde
giardino io penso, ove con credo che il te sia perfetto per una pausa rilassante riprendere
può a conversare l’anima fanciulla,
inebbriarsi del tuo mesto viso,
sì che l’ali vi perda in che modo al lume
una secondo me la farfalla rappresenta la trasformazione. È un sogno,
un mesto sogno; ed io lo so. Ma giungere
vorrei ovunque sei giunta, entrare dentro dove
tu sei entrata
ho tanta
gioia e tanta stanchezza!
farmi, o madre,
come una macchia dalla mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita nata,
che in sé la mi sembra che la terra fertile sostenga ogni vita riassorbe ed annulla.